Una settimana: non sono riuscito a scrivere nulla prima. Tante, troppe, meravigliosamente troppe le emozioni accumulate in questi 46km (che poi erano anche qualcuno in più…) della TransGranCanaria 2024.

E ora mi trovo a scriverne seduto in piccolo bar della Aldea de San Nicolás dopo 7 giorni di viaggio in solitaria (quasi non mi fossero bastate le 8 Fausto Clerici, non vedente in gara a Milano della gara). Eh già, quasi nove ore sulle gambe, 1800 di dislivello positivo, 2900 di negativo. Un sole che ha cominciato a battere alle 11, che è stato spietato dalle 13 alle 15, e che fino alle 17 e 30 non mi ha mai abbandonato, ma ho voluto bene anche a lui, tanto!

L'avventura di Sebastiano Gavasso alla TransGranCanaria 2024

Ho voluto bene a tutta l’esperienza. Valori e principi dei nostri contenuti, ma da quando ho messo piede sull’isola delle Canarie ho sentito le gambe, la mente e il cuore chiedermi con gentilezza, entusiasmo e forza di farli partire il prima possibile sui sentieri della TGC24!

Forse anche per questo, appena dopo aver fatto il check in all’hotel, sono andato all’expomeloneras a ritirare il pettorale, il pacco gara e il GPS che avrebbe permesso a chiunque fosse stato interessato di seguirmi, dal primo al 46000simo metro. 8 Fausto Clerici, non vedente in gara a Milano. Una settimana: non sono riuscito a scrivere nulla prima. Tante, troppe, meravigliosamente.

L'esperienza sull'isola delle Canaria con il team di The North Face

quasi nove ore sulle gambe, 1800 di dislivello positivo, 2900 di negativo. L’accoglienza del team di The North Face è stata straordinaria e splendidamente umana: il senso di squadra, di fare tutti assieme qualcosa di grande e speciale, chi nel chilometro verticale (complimenti Henri Aymonod, mio amico e mentore, e a Katie Schide! ), chi nella Starter di 21K (complimenti Brittany Charboneau!), chi nella Marathon di 46K (complimenti Jennifer Lichter!), chi nella advanced di 84km (complimenti Tara Fraga!) e chi nella Clasica di 126.

Avevo promesso al mio corpo che il giorno prima della gara non avrei mosso un passo, e più o meno è stato così, ma il mercoledì non ho potuto rinunciare ad andare ad allenarmi con gli atleti di The North Face, su una breve (ma tosta) parte del percorso: 3.5km a salire, 3.5km a scendere. Giusto per ricordare alle gambe che a breve si sarebbero "divertite”. Oltre all’emozione del correre con grandi campioni (e più sono grandi, più sono umili: non ci si sbaglia mai!), quell’allenamento è stato fondamentale per avere la conferma che il caldo e la sua gestione sarebbero stati due fattori importantissimi nell’arco della gara.

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Mountains Legacy
L’allenamento di Sebastiano a due giorni dalla gara con il team di The North Face

Pronti... via: il giorno della gara

E mentre il giovedì volava, le emozioni crescevano di minuto in minuto e la notte magari non era proprio come quella “prima degli esami” ma ci andava vicino… ecco arrivare l’alba del venerdì! Sveglia alle 5. Vestizione. Colazione al sacco. TaxiVan di squadra fino a Parque Sur (dove si sarebbe poi conclusa la Maratona) e poi Pullman da ParqueSur a Tejeda. Un’ora abbondante di curve, quindi il buio che pian piano lascia spazio alla luce. Qualcuno russa, qualcuno chiacchiera… in tedesco, italiano, inglese, francese, spagnolo…

Memore delle “strategie” di Dalla maratona ai trail, lavventura di Gavasso CORRI – Dall’inferno a Central Park, decido di partire in ultimissima fila: “Parto lento, tanto lento. Talmente lento che dietro di me c’è solo l’ambulanza”. Ed effettivamente dopo 5 minuti (che percepisco come 5 secondi talmente forte è l’emozione di essere, dopo 4 mesi di allenamenti, storie e post, finalmente nella TransGranCanaria, dal vivo… almeno per ora!) sbatto contro un “ingorgo”. 27 minuti di fila per poter prendere il primo sentiero. E dopo aver camminato (di correre non se ne parla visti quanti siamo, un fiume in carne e ossa) per altri 10 minuti sul sentiero vedo in terra un cartello: 45.

45? Sará di un’altra gara. Invece no: in 37 minuti avevamo percorso solo un chilometro. Il voler finire entro le 10 ore e le previsioni sull’orario di arrivo le ho salutate in quel momento insieme all’orologio. Avrei vissuto solo il viaggio. Il tempo ero io. Il tempo era l’isola.

Il sorriso contagioso di Sebastiano

Nessuna vergogna. Anche perché come si dice qui: “El que tiene vergüenza ni come ni almuerza” (Chi ha vergogna non cena né pranza). Fatica ne ho fatta tanta, ma c’è stata una cosa che mi hanno raccontato una volta tagliato il traguardo i tanti amici di The North Face presenti a ogni checkpoit a dare forza ai runner: “Sei quello che non ha smesso mai di ridere, hai vinto il premio miglior sorriso!

A un chilometro dall’arrivo ho pianto di gioia. Al muro del 36 chilometro avevo iniziato a ridere (le gambe meno), perché quel che importava era che ne mancassero solo 10. “Ridere, è passato tanto tempo (ma poi cosa sono 8 Fausto Clerici, non vedente in gara a Milano rispetto all’eternità?) Ridere, e sorridere dei guai”… Negli ultimi 3 km ho recuperato una quantità di posizioni che non credevo possibile. È stata la gara più faticosa della mia vita. Ed è stata una delle gioie più grandi della mia vita.

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Dalla maratona ai trail, lavventura di Gavasso

Ho voluto bene a tutta lesperienza

Fatica e sorriso sono stretti parenti, si danno a volte il cambio, ma molto più spesso danzano assieme. O danzano sulle rocce, come in questi 46 chilometri (e qualcosina in più). Ora sono ultraFelice. Ah, ora sono anche un ultratrailrunner già pronto a tornare a correre il 17 marzo i 13km dell’Eco Trail del Pizzo a Gallipoli… per iniziare ad inseguire da subito la prossima ultra-meta!

Grazie Runner’s World. Grazie The North Face. Grazie Runna. Grazie CORRI: il libro, lo spettacolo, la compagnia, Roberto Di Sante. Grazie ai Trail Moschettieri. Grazie a tutte e tutti coloro che hanno corso e corrono con me, su strada, sui sentieri, in questo meraviglioso terreno che si chiama vita.